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Sangiovese potente e austero, capace di longevità straordinaria, simbolo del territorio di Castellina, nella versione doppia magnum.
I “sodi” nel linguaggio dei contadini erano i terreni troppo duri per essere lavorati a mano e anche poco fertili per la maggior parte delle coltivazioni. In questi terreni la vite riesce non solo ad ambientarsi, ma produce uve ricche di sostanze preziose e concentrate, al punto da generare vini dalla personalità spiccata. Le vigne da cui proviene il vino rosso I Sodi di San Niccolò di Castellare di Castellina sono costituite da terreni particolarmente duri appunto, ovvero “sodi”, e giacciono in prossimità della Chiesa di San Niccolò. Ecco spiegato il nome di questo vino, che esordì nel 1979 fuori da ogni denominazione, unendo il Sangiovese alla Malvasia nera, coltivati su vigneti con terreno calcareo a un’altitudine di 350-400 metri. Fu uno dei cosiddetti Supertuscan, prodotto con l’intento di valorizzare la tradizione chiantigiana del Sangiovese con un approccio nuovo: escludere le uve bianche dall’uvaggio e maturare il vino in barrique invece che in botte grande.
Dopo la vendemmia, che avviene abitualmente a inizio ottobre, si procede alla fermentazione alcolica in tini d’acciaio a temperatura controllata. La macerazione sulle bucce prosegue per altri 18-20 giorni con continue follature. Al termine della fermentazione malolattica svolta in acciaio, il vino matura 18 mesi in barrique francesi in gran parte nuove. Al termine vengono assemblate le varie barrique in tini d’acciaio, dove il vino riposa ancora qualche mese.
Alcol | 14% |
Formato | 3 l |
Packaging | Scatola di legno |
Tilopogia | Rossi |
Stile | Strutturato ed evoluto |
Carattere particolare | Vino mitico |
Annata | 2018 |
Vitigni | Sangiovese 85%, Malvasia nera 15% |
Paese | Italia |
Regione | Toscana |
Territorio | Chianti |
Viticoltura | Biologica |
Affinamento | Barrique |
Temperatura di servizio | 18°C |